mercoledì 28 novembre 2007

Taglio e cucito: gli uomini del tango

Mi ero ripromesso di scrivere questo post, completamento di quello del 20 ottobre, dopo una segreta indagine attraverso cui capire meglio cosa infastidisca le donne del tango durante il ballo.

Pensavo che sarebbe stato utile elencare, uno dopo l’altro, gli atteggiamenti che così, noi uomini, avremmo potuto evitare o quanto meno limitare. Pur ponendo la questione distrattamente, per non far scorgere la mia sete d’informazioni, quando ho sollevato l’argomento quasi tutte le tanghere con cui ho parlato si sono rivelate dei fiumi in piena dissertando sugli uomini in generale. Le mie scarse capacità dialettiche non mi hanno permesso di mantenere la conversazione nei limiti prefissati ed ho così ascoltato racconti, rancori, desideri inappagati e infranti, e chi più ne ha più ne metta. Confesso che dopo quasi un mese di indagini le mie idee sono più confuse di prima.

Almeno ho compreso che le donne valutano certamente una serie di fattori molto più ampia rispetto a noi uomini. E’ sorprendente la moltitudine di elementi che può condizionare il loro giudizio.

Raramente mi sono stati fatti osservare “particolari tecnici”, fermo restando che il ballerino che si muove senza seguire la musica o strattonando la propria partner gode in genere di scarso successo. Più in generale parlano di sensazioni, di quei ballerini che le consentono di abbandonarsi, di non pensare, di quelli che trasmettono dolcezza e sicurezza nell’abbraccio. Desiderano una guida decisa in modo da potersi lasciare andare. Quei minuti di tango sono vissuti come una gradevole e talora giocosa parentesi in una giornata passata a sgomitare per farsi largo nella vita. Un momento in cui talune si riappropriano della loro femminilità, in cui vogliono sentirsi “regine”, almeno per la durata della tanda.

Da questo punto di vista mi sembra che passi totalmente in sottordine la parte tecnica perché, qualunque essa sia, è il risultato che conta: la distinzione tra un ballerino esperto o principiante è solo in come riesce a farle sentire, più o meno bene. Forse per questo i dibattiti sui vari tipi di stile interessano più noi uomini.

Pensavo fosse più semplice scrivere questo post e invece... poi ci sarebbe ancora tutta la parte sugli uomini “in genere”, al di là del tango: e qui diventa davvero troppo complesso ...

(foto by met.e.o.r.a.)

giovedì 15 novembre 2007

Il piacere del tango

L’anima del tango è nella sua capacità di accogliere e respingere, di emozionare e deludere.

A volte sono convinto d’averne afferrato il senso sinché non vedo le mie mani vuote. Il piacere è fugace e veloce: più veloce del mio sguardo perché non riesco a fissarlo negli occhi. Resta solo il ricordo di averlo sentito passare, vibrante, senza che ne sia stato mai padrone. Sembra quasi che abbia una sua vita, che passi ti afferri e ti abbandoni, lasciandoti solo un riverbero di sensazioni nelle riflessioni lungo la strada di casa.

Il tango toglie di dosso l’ingombrante peso dell’io e lascia solo la condivisione del movimento, della musica, dello spazio. Si balla da solo, c’è per se stesso. Ne sono testimone, lo osservo, mi piace: rientro in me per pretendere ciò che mi spetta…ed è svanito come un rumore di cui rimane solo l’eco. L’eco gradualmente si affievolisce ed è tutto come prima. “Grazie, ti riaccompagno al tavolo”. Da fuori non sembra sia accaduto nulla di particolare, eppure se una tanda così capitasse una volta al mese ….
(foto by ArHe)