mercoledì 14 maggio 2008

Tango milonguero: indicatori di qualità



Sul blog Alma Milonguera, curato da due bravi maestri di Napoli (Mara e Paolo, nel video), è pubblicato un quaderno tecnico con gli “indicatori di qualità” per una buona tecnica di ballo. Ovviamente una buona tecnica di ballo si compone di tanti elementi; con gli indicatori hanno voluto evidentemente elencare quelli che secondo loro rivestono una certa priorità. L’argomento è particolarmente stimolante.

Pur condividendo pienamente la validità degli elementi tecnici elencati da Mara e Paolo, quando in milonga cerco di scovare i più bravi ballerini/e, in genere, utilizzo insieme ad alcuni dei loro “indicatori” anche altri parametri; analoghi criteri mi guidano sia quando studio sia quando insegno.

Come premessa occorre definire cosa si intenda per “buon ballerino” e con quali strumenti quantificarne la qualità. A differenza del tango da palcoscenico, dove possono essere stilati criteri “oggettivi” per definire una tecnica più o meno corretta (ad esempio dalla quantità di spettatori, dagli incassi, dalle recensioni, ecc.), nel tango milonguero i criteri sono molto più sfumati. Si balla infatti per il piacere, proprio e del partner, e questo è difficilmente misurabile, se non su base statistica (…e vallo a selezionare un campione rappresentativo di ballerini!). Mi è capitato di guardare tangheri “terribili a vedersi”, a cui non avrei dato alcun credito, salvo poi sentire i commenti entusiastici di chi aveva appena ballato con loro. Che dire in questi casi? Se c’è piacere, la tecnica è corretta!

Gli elementi tecnico-strutturali che vado ad elencare sono quelli che ritengo possano rendere un tango piacevole sulla base della mia personale esperienza di ballerino e insegnante. Sono dunque “indicatori” soggettivi che ammettono ampie eccezioni. Si limitano a quelli valutabili dall’esterno;dall’interno si colgono tante altre sfumature che avrebbe poco senso inserire nel post. Ecco dunque i miei indicatori:

1) Poca energia nelle “gambe”: nel tango milonguero la comunicazione avviene con la parte alta del corpo. Ognuno poi ha il suo sistema di riferimento, chi dice l’addome, chi il petto, chi le spalle, chi il centro… io uso il centro. Lo scambio di informazione avviene attraverso il centro: l’uomo convoglia l’energia per guidare uno spostamento; la donna lo recepisce e lo segue. L’energia che arriva alle gambe è solo un tenue riflesso di quella che passa per i centri; tutta l’energia in eccesso non solo è al di fuori della comunicazione di coppia ma è percepita come un disturbo. Come corollario aggiungerei la generica assenza di tensioni, anche nell’abbraccio (cfr. il post su tangoquerido).

2) Il “centro” rivolto verso il partner: se la comunicazione avviene tramite i centri questi devono “guardare” il partner altrimenti l’energia risulta dispera in altre direzioni (è una questione di vettori…). Casi tipici: i dolori di schiena delle ballerine quando il centro dell’uomo guarda in basso. – Questo potrebbe in parte equivalere all’allineamento dei cingoli di cui parlano Mara e Paolo.

3) Movimento delle anche: i Maestri dicono che il passo milonguero è pesante, come quello di un elefante. Ho impiegato un po’ di anni a capire cosa significasse. Non era difficile: è solo un gioco di anche; l’anca senza peso si rilassa e si abbassa, l'altra è allineata col centro e sostiene il peso. Il rilassamento delle gambe parte dalle anche. Cari milongheri, redarguiti a lezione per evitare movimenti di bacino, posso immaginare il vostro stupore. Provare per credere!

4) Partecipazione di tutto il corpo al movimento: qui entriamo nella “metafisica”. Agli inizi viene insegnato a restare impettiti e a ballare ingessati. Col tempo si scopre l’utilità del gioco delle anche, delle ginocchia (Susana Miller dice che i milongueros “parlano” con le ginocchia), del “centro”, che si porta dietro tutto il busto, ecc.. Difficile spiegare con le parole questo punto: chi ne ha esperienza mi avrà già compreso, per gli altri “come se non avessi detto niente”.

5) Le pause: qui mi ritrovo perfettamente in sintonia con Mara, Paolo e presumibilmente con qualche comune maestro… E aggiungerei che una buona pausa richiede consapevolezza del ruolo delle anche sia per l’uomo sia per la donna. In realtà le pause andrebbero inserite in un discorso più ampio di interpretazione musicale (e circolazione in pista...) ma stanno bene anche in una voce a sé stante.

6) tacchi sul pavimento: al di là di ogni altra considerazione, come ad esempio i famosi dolori delle ballerine agli avampiedi (di cui ho conoscenza teorica), è sufficiente provare una taccata (di cui ho conoscenza pratica) per condividere questo punto.

7) inclinazione dell’asse: non mi sembra il caso di dilungarmi

8) Lo sguardo…quello dell'altro/a però! Se esprime soddisfazione vuol dire che sta andando benone ma se si perde nel vuoto o se cerca i saluti delle persone a bordo pista… non ci sono altri indicatori che tengano! Questo è l’indicatore risolutivo.

Questi sono i criteri principali attraverso cui mi faccio un idea della qualità tecnica di un ballerino/a, fermo restando che a questi pochi punti aggiungo volentieri gli altri elencati da Mara e Paolo. Forse dimentico qualcosa, del tipo: interpretazione musicale, seguire la ronda, ecc. ecc., ma questo lo diamo per scontato … oppure no?

17 commenti:

ilprimopasso ha detto...

mi piace sempre molto leggere di esegesi tanguera, in realtà credo sia tutto molto più complicato e parcellizzare il movimento, se da un punto di vista didattico è degno di lode (d'altro canto gli allievi giustamente richiedono l'ABC per poter poi imparare a leggere e scrivere), dal punto di vista della dinamica del ballo è estremamente arduo. Personalmente (non sono razzista lo giuro) ritengo che il peggior ballerino di buenos aires abbraccia meglio di molti buoni ballerini europei, il perchè mi è del tutto ignoto, credo ci siano retaggi culturali e dna differenti. Mi capita sovente vedere degli esteticamente splendidi ballerini, che poi sul piano pratico non comunicano l'alma milonguera. Veramente hai toccato un argomento sul quale sono ancora in grande riflessione e credo anche che sia un campo in cui i pareri di uomini e donne siano discordi. Continuo a riflettere!!

sirena ha detto...

Ho curiosato anch'io nel blog da te menzionato, e trovo che sia di grande pregio.
In quanto agli indicatori, mi trovi pienamente d'accordo ( anche se il mio timore in genere è che la tecnica diventi tecnicismo e tolga la spontaneità e l'emozione di ballare).
Mi soffermo su alcune tue affermazioni:
-si balla con tutto il corpo.
Dopo una serie di pratiche con maestri milongueri e l'ultimo stage con Susana Miller mi sono resa conto che il mio modo di ballare il tango era "scolastico" e forse rigido e ho scoperto anch'io la rotazione delle anche e l'utilizzo del ginocchio come fondamentali.
-i famosi "tacchi a terra": per la milonga è indispensabile, si vedono spesso ballerine con i tacchi sollevati, secondo me a discapito dell'equilibrio, vista anche la necessità di velocizzare nella milonga
Continuo a pensare che la scelta del tango milonguero sia la piu'..coraggiosa, proprio per tutte le sfumature implicate.
ma non mollo!!;-))
Ciao! Dori

farolit ha detto...

No, io non do niente per scontato.
E so che nel tango il dentro e il fuori (l'abbraccio) sono concetti che possono essere tanto coincidenti, quanto antitetici. Gli “indicatori di qualità” variano col variare degli occhi più o meno esperti che sanno riconoscerne il valore.
Insomma la prima volta che principiantissima vidi ballare Tetè Rusconi trovai candidamente che "non faceva niente tranne camminare". Beato candore!
Rimango dell'idea che, soprattutto nel tango milonguero, il veri indicatori di qualità siano soggettivi e personali. Insomma non li verifichi tanto guardandoli dall'esterno, quanto percependoli dall'interno. Lo verificai la prima volta "entrando" nell'abbraccio assoluto (e milonguerissimo) di Quiroz, il quale "da fuori" non mi aveva fatto granchè impressione.
http://tangoquerido.splinder.com/post/9018500/Il+maestro+del+silenzio#9018500

La balistica tanguera mi sembra un po' una forma classificatoria che prova a scientifizzare qualcosa che è un po' alchemico, perchè non di solo corpo è fatto il tango. E' più facile e onesto dire "cosa non è indice di qualità" piuttosto dire cosa lo è. La naturalezza è indice di qualità, secondo me, e non lo è tutto ciò che sa di artificioso. Il fatto che molti di noi devono prima scoprire (conquistare!) la propria naturalezza corporea. Non è così scontata. Gli elementi che suggerisci certamente aiutano a focalizzare tecnicamente dei punti "utili". Anche se il tuo elenco di elementi di qualità ha lasciato fuori l'anima... che è sempre parte attiva e poco classificabile. Ma senza la quale la tecnica posturale è solo fisioterapia. -)

P.S.
grazie per la queridissima segnalazione come corollario.

P.S. del P.S.
Con grande rispetto per il lavoro dei maestri in questione e davvero senza polemica alcuna... confesso che i "Quaderni tecnici di Alma Milonguera" mi (non solo me) hanno fatto sbellicare dalle risate per questa "riduzione" balistico-illustrativa del tango visto solo attraverso leggi di fisica meccanica...
E con inesattezze esilaranti tipo "Concludere il passo scaricando il peso su una gamba ben estesa, senza cedimenti volontari o involontari del ginocchio" o semplicemente definizioni surreali e spoetizzanti come l'"allineamento dei cingoli" ... Rimane uan pregunta: Il tango è scienza? O siamo noi che, nel tentativo raziocinante di impadronircene, lo trasformiamo ... in fantascienza?

massitango ha detto...

care ilprimopasso, sirena e farolit, siete senza dubbio le tanghere virtuali con cui ballo (sempre virtualmente) più di frequente. Pur nella diversità delle sfumature esprimete concetti analoghi:
"in realtà credo sia tutto molto più complicato"; "il mio timore in genere è che la tecnica diventi tecnicismo e tolga la spontaneità e l'emozione"; "il tuo elenco di elementi di qualità ha lasciato fuori l'anima"
...come darvi torto? Il tango è un abbraccio, loquace nel "silenzio", che tocca l'anima quando la mente si acquieta. La tecnica è solo uno strumento; perdersi nel tecnicismo sarebbe effettivamente svilente.

La tecnica non è tutto ed ha tuttavia una grande importanza. Gli indicatori, di valore assolutamente relativo, possono essere spunti di riflessione per la didattica e per la propria tecnica di ballo. Ad esempio, quando per la prima volta mi hanno parlato del movimento delle anche (i soldi meglio spesi per uno stage), mi si è prospettato un ventaglio di nuove possibilità di comunicazione insperato.

Inoltre gli indicatori possono servire per delle prime valutazioni dei ballerini. Ad esempio, quando guardate i ballerini in pista, in base a quali criteri decidete chi mirare per la tanda successiva? E le aspettativetrovano riscontri? O ancora, quando guardate una ballerina cosa vi fa apprezzare la sua tecnica di ballo? quando assistete ad un'esibizione trovate anche degli aspetti tecnici che vi danno emozioni? Vi rigiro solo le domande che mi pongo io per primo ed a cui in genere rispondo con quanto scritto nel post.

Tutto questo, fermo restando che il vero tango è solo quello che si prova dentro ballando: tutto il resto è un solo piacevole contorno, chiacchere sui blog comprese. Ma vi confesso che adoro anche i contorni!

PS. Non ho grande dimestichezza con le "regole" dei blog e di internet e spero non sia poco educato rispondervi congiuntamente; nel qual caso voliate perdonare la mia ignoranza più che la maleducazione.

PS 2. per farolit.
Sinceramente credo che l'elenco di Mara e Paolo suggerisca particolari tecnici capaci di migliorare il ballo anche se talora la descrizione può lasciare a desiderare. Io per primo mi rendo conto di quanto sia difficile rendere in parole una sensazione fisica di movimento e, per onestà intellettuale, devo amettere che anche i miei indicatori (rileggendoli ora) sono descritti in malomodo...sì, credo di essere vagamente autolesionista!

Volevo infine farti i complimenti per il post su Quiroz: domani cercherò qualche suo video su youtube.

farolit ha detto...

Ti dirò... ilmio tango iniziò 10 anni fa, proprio a Maggio.
E da allor ail mio modo di "guardare i ballerini in pista" è cambiato a seconda dei periodi della mia vita tanguera. Certamente ci fu un periodo in cui il mio occhio-interceptor di tanguera affamata di "tango tecnicamente evoluto" scansiva come un radar i ballerini in pista, alla ricerca di quelli "bravi" come si suol dire, puliti da fuori, netti nel dominio del movimento. Ricordo ancora il primo colpo di sonno con uno di questi "orologi di precisione milonguera" che ripeteva meccanicamente la stessa ipnotica sequenza: pulito, preciso, ieneccepibile, cullante... fin troppo! Il fatto è che oggi - per varie ragioni che non sto qui a spiegare - non m'interessa più valutare i ballerini.... in quanto tali, nel come e nel perchè. In genere gli aspetti tecnici in sè non mi danno mai particolari emozioni. M'interessano piuttosto le persone, il loro modo posturale di "essere", di comunicare attraverso il tango. Ad esempio i narcisi (esistono anche nel genere milonguero apialdo benchè il loro esibizionismo sia meno evidente) non mi interessano eppure spesso tra questi riscontro persone tecnicamente preparate, con tutti i cingoli allineati, e i piedini puliti e le dissociazioni precise... ma poco da dire oltre questo. Il criterio principale (assieme alla pulizia posturale del marcador e alla comodità della mujer e alla marcacion fluida) con cui miro sono la musicalidad ed in particolare l'intensità creativa (se c'è, spesso falta!) rispetto alla musicalidad, insomma la capacità coerente alla musica di inventare-raccontare -costruire col corpo quel tango che si sta ballando piuttosto che affastellare passi ben fatti con una coerenza tecnica ma poco musicale. Insomma guardo l'interpretazione. E contemporaneamente (visto che i ballerini con una musicalidad articolata sono rari, gli interpreti qausi intesistenti) guardo sempre il sorriso da tango. Se sorride perchè si diverte ed è dentro il tango e dentro la serata il ballerino (o la ballerina) mi attrae, m'incoraggia a mirarlo, a desiderare il suo abbraccio. Da donna le aspettative sono più clementi... dentro l'abbraccio ci fa apprezzare la tecnica di ballo tutto ciò che non ci strattona, sbattacchia, stritola, spinge o considera un optional ingombrante del suo ballo solitario. Insomma tutto ciò che (col corpo e con l'anima) ha ascolto e cura e piacere di noi. Da fuori dall'abbraccio, personalmente, non c'è un indice di qualità che prevale... direi che è l'insieme armonico di dettagli e di elementi strutturali che danno un effetto di naturale eleganza.. insomma è più facile dire cosa non da questo effetto di naturale eleganza: la testa in giù, il braccio a vassoio, lo sguardo altrove, la marca approssimativa... la mancanza di alma.
:-)

p.s.
va benissimo una risposta collettiva che abbia ascoltato tutte. Insomma, massi querido, sei educato nel reale, ergo non può sbagliare nel virtuale... anche non volendo.
:-)

sirena ha detto...

Certo che va benissimo una risposta collettiva: e poi a me fa particolare piacere essere accomunata a Farolit!!;-)
Tu Massi sei una persona assolutamente educata e ,per quanto io ti possa conoscere "via web", dotata oltre che di competenza, anche di grande umiltà, cosa che è una virtu', di questi tempi, nell'ambiente "tango"!
Besos
Dori

massitango ha detto...

Cara farolit, ho letto con interesse il tuo secondo commento e vorrei risponderti ma trovo difficoltà. Da un lato condivido le tue riflessioni: non si può ragionevolmente (ma soprattutto "non ragionevolmente")sottovalutare l'alma milonguera. Dall'altro penso che la "tecnica" giochi un ruolo fondamentale nel permettere l'incontro e la comunicazione tra due persone. Ogni tua riflessione offre innumerevoli spunti per altre considerazioni e non saprei da dove iniziare.

Col tempo, sui blog, avremo modo di condividerle tutte. Per ora mi fermo ad una banale riflessione. Nella mia vità avrò certamente incontrato molte persone d'altri paesi con cui potenzialmente avrei potuto scambiare opinioni interessanti ma non è avvenuto, forse perché non parlavamo la stessa lingua o forse perchè la parlavamo male.

Quando parlo di tecnica parlo del vocabolario e della grammatica del tango, degli strumenti con cui comunicare. Togliere energia alla gambe, per esempio, significa solo concentrare lo scambio di informazioni dove il partner può ascoltarci...un pò come parlare vicino o lontano dal microfono di un cellulare...certo, non parlerei con una persona solo perché usa correttamente l'apparecchio così come non selezionerei un interlocutore solo dalla proprietà di linguaggio. Tuttavia se incontrassi una persona con cui volessi scambiare delle opinioni mi rammaricherebbe non poterlo fare a causa di un uso improprio della grammatica!

Penso che l'idea originaria di Mara e Paolo fosse proprio quella di mettere in evidenza quegli elementi che favoriscono una buona comunicazione, senza avere la pretesa di sostituirsi al contenuto da comunicare. Su questa falsa riga ho pensato di proporre quegli elementi che, nella storia del mio tango personale, ho faticato non poco a trovare e poi ad analizzare minuziosamente (e lo sto ancora facendo). Questi elementi possono esser molto importanti nell'insegnamento così come nella propria crescita.

Ti dirò di più, in assenza di una grammatica è anche difficile creare il "proprio" tango.

Ma qui corre d'uopo una precisazione sulla "tecnica" e la "tecniche delle figure".
Ti lascio un messaggio "criptato", in attesa di ulteriori approfondimenti.
Ti propongo alcuni tipi di conversazione non troppo infrequenti.
La prima, formalmente corretta, ma forse con effetti collaterali da "colpo di sonno" per "precisione milonguera":
- "sai, una rondine non fa primavera"
- "è proprio vero non ci sono più le mezze stagioni"
- "ma del resto o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra"
- "hai ragione, chi si contenta gode" ....sic!

La seconda:
- "scusa, pensavo che..., no sai...volevo domandarti che emozioni ti ha da il volteggio di quella rondine?
- "non ci sono più le mezze stagioni"...sic!

La terza: ...non la potrei scrivere da solo ...sic! :-)

Da milonguera avrai certo capito.

massitango ha detto...

Grazie Dori! sei troppo generosa.
Comunque devo correggerti perché è vero che sono molto competente ma niente affato umile! :-))

sirena ha detto...

Forse ho usato il termine sbagliato:intendevo dire che "non te la tiri" come fanno altri!!!!
Bacio

farolit ha detto...

lessi e criptai, massi querido
Ho capito la premessa sulla grammatica del tango e la condivido. La condivido in teoria, virtualemente. Perchè nella practica reale è un discorso ambiguo e parzialmente deviante.
Infartti per me la padronanza della grammatica (pur necessaria e primaria) non è sufficiente da sola a comunicare. Bisogna avere anche il lessico (bagaglio di termini appropriati, lessemi con tanto di significati e significanti) e, soprattutto (prima di tutto) bisogna avere qualcosa da dire, la voglia di dirla! La necessità di dirla a quell'interlocutore specifico (che abbia in linguaggio evoluto o meno) Altrimenti riperteremmo meccanicamente e con perfetta (tecnica) pronuncia l'esempio imparato al corso dal maestro madrelingua: "de pensil is on de tèibol" "luk a picciar namber uàn"... L'avremmo detto bene e correttamente, ma non avremmo detto nulla.
Insomma la nuova lingua imparata deve sapersi connettere al nostro linguaggio, a ciò che abbiamo da dire all'altro, sempre "se" abbiamo davvero qualcosa da dire. Tante volte si scambia la lingua non con il mezzo che veicola i nostri contenuti comunicativi ma con il fine. Parlare per parlare (tangare per tangare), fare "coversèscion" per affinare la pronuncia, parlare senza dire davvero. Questo è il rischio di una comunicazione (anche non verbale) concentrata prevalentemente sulla tecnica. La tecnica è sempre a servizio del contenuto. Come la lingua è a servizio del linguaggio. Non il contrario. E invece tante volte capita di ballare e fare "conversèscion".
- de pensil is on de teibol
- yes, mister ggions

Di parlare e di non dire nulla.

Ma so che tu questo errore non lo fai. E che ci siamo già capiti. Yes?
:-)

maraAmara ha detto...

Senza entrare nel merito della serrata discussione, vorremmo chiarire il nostro punto di vista: il tango è un linguaggio e come tutti i linguaggi ha i suoi codici grammaticali, sintattici e strutturali. Non v'è dubbio che i nativi di una lingua usino questi codici intuitivamente (poeticamente, per parafrasare la simpatica farolit), tutto cambia però, quando, come insegnanti e professionisti, si ha la necessità di comprendere analiticamente un fenomeno per poi creare una didattica chiara ed efficace per chi non appartiene a quella cultura (soprattutto per chi, non avendo esperienza sufficiente dell'uso del corpo, si giova fortissimamente di semplificazioni schematiche per padroneggiare movimenti altrimenti troppo complessi). Quanto alla questione della tecnica come nemica della dimensione poetica,vi invitiamo a osservare un quadro di Caravaggio:la sua drammatica forza espressiva poggia su una solida conoscenza teorica e tecnica della teoria delle ombre, dell'anatomia umana, dell'uso del colore, eccetera. Non c'è dubbio che a questo si aggiunga il talento individuale e il fervore della propria anima, che tuttavia senza conoscenza rischiano si, davvero, di essere esilaranti. Non bastano dieci anni di tango per sfuggire al ridicolo,ma un serio ed appassionato lavoro.
Paolo e Mara

massitango ha detto...

Cari Mara e Paolo, inconsapevoli animatori di serrate discussioni, benvenuti sul blog! In effetti, visto che tutto parte da un commento ad un vostro post, il vostro contributo a questo scambio di opinioni era necessario.
Leggendo tutti i commenti pervenuti non credo che l'idea dominante sia la dicotomia tra tecnica e dimensione poetica anzi, se interpreto bene il pensiero di farolit, vi è l'auspicio che in milonga (diverso il caso delle classi) la tecnica sia utilizzata per dare voce a dei contenuti e non per se stessa.
Sin qui mi sembra che potremmo essere tutti d'accordo (spero); circa la tecnica, poi, sembra abbastanza naturale che vi siano punti di vista differenti...altrimenti sai che noia!

massitango ha detto...

...dimenticavo, complimenti per il video!
A quando la seconda parte dei vostri quaderni? :-)
ciao

farolit ha detto...

Gentili Paolo e Mara,
forse sarebbe meglio entrare nel merito della discussione.
Perchè no?... esporsi.
Mettersi anche in discussione, come dovrebbe virtualmente voler fare chiunque "espone" un proprio pensiero, una propria tesi, una propria ricerca teorica, una propria linea didattica. Anche per verificarne la tenuta, la corrispondenza di ricezione. Ascoltando pensieri diversi dal nostro - non necessariamente critiche - possiamo acquisire punti di vista utili per comprendere analiticamente il fenomeno che c'interessa soprattutto per l'elaborazione di una comunicazione didattica (ma anche non didattica) più efficace e scevra da equivoci.
Ascoltado davvero però. E ascoltando tutto, non solo la parte che più ci interessa o ci colpisce.
Gli esempi proposti nei vostri quaderni (benchè stilati certamente con serie ed appassionate intenzioni didattiche) non sono sempre (come voi in assoluta buona fede credete) così corrispondenti ad una solida conoscenza teorica e tecnica della teoria del movimento. A volte ci sono errori eclatanti, errori che Caravaggio non avrebbe fatto. Negarli o ricusare chi ve li segnala non è utile, non è utile alla comunicazione, alla trasmissione stessa della conoscenza che si pensa di padroneggiare.
Io non credo affatto che la tecnica sia nemica della dimensione poetica, anzi.
Mi pare di averlo ribadito: la padronanza della tecnica rende sempre un servizio alla poetica. Ma la tecnica fine a se stessa, la tecnica da sola non basta, è puro arido esercizio di stile. I "caravaggeschi" non furono Caravaggio. Padroneggiarono la tecnica di luci e ombre, ma nessuno di loro toccò mai i vertici di espressività, di comunicazione che oltrepassano perizia e sanno "dire" ancora oggi adilà del tempo e dello spazio.
Ribadisco che non volevo offendere il vostro serio ed appassionato lavoro di insegnanti ironizzando con leggerezza sulla serietà manualistica e, a volte, impropria della vostra pagina didattica che Massi propone qui come modello. Certo un po' d'ironia male non farebbe.
Mi spiace davvero di essere stata fraintesa o di avervi dato (involontariamente con i miei modi leggeri) la sensazione di voler intaccare la vostra credibilità d'insegnanti. Non era mia intenzione. Non volevo mettere in discussione la vostra "conoscenza", ma semplicemente dire che non condivido il modo (telematico) che avete scelto per esternarla. E' il mio punto di vista, opinabile, ça va sans dire. Tuttavia penso che per sfuggire al ridicolo non servano gli anni di lavoro, la serietà o la passione, ma ci voglia solo uno spiccato senso della realtà, un oggettivo quasi esterno ascolto di sè e, soprattutto, di chi ci circonda.
Mi auguro di essermi spiegata meglio. Mi auguro e vi auguro il vostro ascolto.

la simpatica farolit

P.S.
Io i quadri di Caravaggio non li osservo. Li ascolto, spesso. Appena posso. A Messina ne abbiamo due. Uno potentissimo che ipnotizza e racconta tanto: la Resurrezione di Lazzaro. Tutto drammaturgia di luci e ombre. Pieno di dettagli significanti, così significanti che mi dimentico la tecnica. :-)

maraAmara ha detto...

A volte è meglio guardare...se avessi guardato meglio, cara farolit, forse avresti visto che gli esempi proposti nei nostri quaderni sono frutto dell'osservazione del ballo dei vecchi milongueros, ritratti nelle foto del blog a dimostrazione di quanto viene affermato. Se tu ti senti di dire che fanno errori eclatanti, lasciamo a te questa responsabilità. dici bene quando affermi che non corrispondono ad una "solida conoscenza teorica e tecnica della teoria del movimento", perchè sono frutto non di una teoria imparaticcia sul funzionamento del corpo umano (chi scrive è laureato in medicina e forse ne sa qualcosa del corpo umano)ma dell'umile osservazione pratica dell'uso che i vecchi milongueros fanno del loro corpo(a proposito del senso di realtà...).
leggermente vostri
Paolo e Mara

maraAmara ha detto...

Caro Massimo
grazie dell'opportunità che ci dai di condividere con altri amici entusiasmi, passioni ed idee che, benchè a volte in contrasto, sono segno di vitalità e creativà, e tu dimostri grandi doti di moderatore nel coordinare tante diverse energie.Pensiamo che tu stia rendendo un grande servigio al tango italiano diffondendo saperi e pareri.A breve uscirà il nostro prossimo quaderno.
ciao
Paolo e Mara

farolit ha detto...

Cara Mara,
rimango dell'idea che è sempre meglio ascoltare, soprattutto quando si legge il commento di un post.
Io ho guardato bene e non ho MAI detto che tutto quello che ho visto nella vostra pagina è un errore eclatante. Scegliere di osservare il ballo dei vecchi milongueros è cosa inopugnabilmente sensata. Scegliere come e cosa guardare... è diverso. Non bisogna confondere il soggetto guardato con il punto di vista che lo guarda.
Io non ho MAI detto che i vecchi milongueros posti da voi come esempio fanno errori eclatanti. Anzi. Potrei mai dire une simile assurdità?
Dico che le "vostre" didascalie interpretative (a quelle immagini) contengono alcuni errori eclatanti. Non tutte certo. Ma ad esempio qulla della figura 5 del peso che si scarica a gamba tesa! So che, a tal proposito, avete cancellato un commento (motivo per cui mi sono permessa di parlarne qui) di un mio amico tanguero ingegnere che notava la stessa anomalia (e che ci è rimasto male per l'inaspettata cancellazione del suo commento), sarebbe stato più utile "spiegare" perchè quello che sembra agli occhi presumibilmente ignoranti un errore non lo è. A me non interessa fare polemica, nè sterile nè fertile. M' interessa comunicare, la dove si può, se si può. Se non si può, patience.
Ciòdetto chiudo il discorso e ogni forma di replica, mi sembra educato non continuare qui, nel garbato spazio di massitango (che ringrazio), quella che è una tediosa divergenza di opinioni, di letture e di ascolti che non si riescono a condursi verso punti di contatto e intedimento.